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Com.In come sistema partenariale
per azioni strategiche future.
di Enrica D’Acciò e Cristina Pizzolato

‘Questa due giorni ha segnato un punto importante in tema di accoglienza e integrazione e sul ruolo che la regioni hanno, e dovranno avere. E non parliamo solo di contenuti quanto, e forse soprattutto, di metodologie’. Così Fortunata Caragliano, direttore generale per le politiche sociali – responsabile FAMI regione Campania, in apertura dell’ultima sessione della conferenza finale del progetto Com.In. Nel delineare gli esiti del progetto, Caragliano ribadisce: ‘Oggi celebriamo non tanto la fine di un progetto, quando la partenza di un nuovo percorso. Com.In ci lascia una metodologia di lavoro fondata sul coinvolgimento delle regioni del sud, del terzo settore, degli enti locali per costruire insieme un modello possibile di accoglienza e integrazione’. Per questo, propone Caragliano, ‘Bisogna creare nuovi luoghi fisici di incontro e di confronto, replicare modelli fruttosi e, per il prossimo futuro, coinvolgere gli apparati politici’. ‘Com.In è il fondamento di tutte le scommesse future in tema di migranti’, così Barbara Siclari, direttore della direzione generale immigrazioni e politiche integrazione del Ministero del Lavoro. ‘Saranno stanziate nuove risorse per il contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo grave, destinate proprio alle regioni del sud. Il nostro obiettivo è mettere queste risorse a sistema, ovvero operare nella dimensione della complementarietà dei fondi, così come richiesto dall’Unione Europea. È necessario sganciarsi da una dimensione strettamente emergenziale per costruire, insieme, azioni e misure stabili per l’integrazione’. ‘L’esperienza maturata con Com.In’, così Valentina D’Urso, dirigente dell’ufficio gestione e attuazione PON Legalità del Ministero dell’Interno ‘ci restituisce il lavoro positivo di cinque regioni impegnate in un progetto unitario. È un’esperienza complessa, che ha richiesto un sistema di governance altrettanto complesso e per certi versi complicato, che, però, può e deve essere replicata anche nell’ambito del PON Legalità. Siamo quindi pronti a lavorare, raccogliendo da Com.In, proposte, idee e soluzioni operative’. Di una ‘Dote, da mettere a disposizione per la gestione di tutti i fondi’, ha parlato anche Maria Ludovica Agrò, direttore generale dell’Agenzia per la Coesione Territoriale. ‘E non solo in termini di contenuti e di metodologie di lavoro. Il Com.In è esempio virtuoso anche per la gestione delle risorse. Spesso i fondi ci sono, c’è una splendida programmazione, ma l’attuazione lascia a desiderare e, soprattutto, non soddisfa le esigenze del territorio. In alcuni casi, per giunta, i territori oppongono resistenza all’uso delle risorse ed è necessario superare le difficoltà oggettive e di cultura. Al contrario, l’accorta gestione delle risorse del Com.In ha permesso di accompagnare e attivare sui territorio competenze già presenti. Rilanciamo, dunque, perché anche le risorse del PON Legalità siano gestite al meglio e riescano ad intercettare i bisogni del territorio’.
Parola dunque alle Regioni. ‘Il risultato più importante di questo progetto è sicuramente la collaborazione istituzionale’, commenta Roberto Venneri, segretario generale della regione Puglia, ‘Fra regione e regione e con i commissari di governo per le aree a rischio. È una collaborazione che dobbiamo considerare permanente, non più occasionale. Nuove sfide ci aspettano: il contrasto al fenomeno del caporalato che è il cuore del PON Legalità inclusione’. Vito Samà, responsabile dell’ufficio immigrazione per la regione Calabria, rilancia. ‘Le regioni hanno dialogato con il terzo settore, proponendo un’organizzazione partecipata, attiva. I territori, tutti, hanno risposto molto bene, sviluppando professionalità molto qualificate in poco tempo. I fenomeni migratori nei nostri territori, d’altronde, sono relativamente recenti, e, per di più, in rapida espansione. È stata una sfida vinta anche per le regioni coinvolte, diverse fra loro ma unite da numerose affinità socio-economiche. La co-progettazione è un modello ancora ibrido per la nostra normativa e va parametrata su alcuni aspetti fondamentali, come gli appalti. Il lavoro che fino a questo momento abbiamo svolto insieme aumenterà la nostra capacità contrattuale su un piano nazionale’. ‘Le risorse economiche ci sono, è tempo di farsi da fare’, così Pietro Simonetti, responsabile task force migranti della regione Basilicata. ‘Abbiamo già sperimentato buone pratiche di inclusione, il trasporto a chiamare in navetta e il registro regionale dei mediatori culturali, strumenti attraverso cui elevare e qualificare la formazione professionale. E su questo che dobbiamo continuare a lavorare, per contrastare la falsificazione quotidiana dei dati, la strumentazioni politica della paura’. Salvatore Giglione dal dipartimento della famiglia e delle politiche sociali della regione Sicilia. ‘Ci sono problemi che non tutti i politici colgono nella loro essenza. Al di là del volto etico dell’accoglienza, bisogna mettere in relazione l’immigrazione con il problema demografico del Paese: abbiamo una spesa sanitaria alta e una spesa pensionistica alta, l’accoglienza non è solo lotta al caporalato ma anche occasione di crescita economica per il Paese. Per contro, la moltiplicazione delle barriere renderà solo l’immigrazione illegale più difficile da combattere’.
Dalla Commissione Europea, Patrick Doelle, DG Migration and Home Affairs. ‘Ho potuto constatare la qualità dei lavori svolti nell’ambito del progetto e i risultati raggiunti. È interessante vedere come i fondi europei sono stati spesi, e bene, così da renderli effettivamente utili per il territorio. È importante anche stabilire contatti diretti con i territori: usciamo dalla nostra torre d’avorio a Bruxelles, per vedere cosa succede nelle comunità locali ed essere così in grado di contribuire, successivamente, ad un migliore uso dei fondi stessi.
Com.In ha creato le basi per una nuova azione, per il contrasto allo sfruttamento lavorativo e alle marginalità sociali, una linea d’azione che andrà avanti grazie ai finanziamenti europei ma anche nazionali e regionali. La Commissione Europea non è certo in prima linea per la gestione dei flussi migratori, né per l’accoglienza né per l’integrazione ma siamo disponibili a fare rete con gli enti territoriali. Nel recente passato, nella crisi del 2015, la Commissione Europea non è stata in grado di rispondere all’emergenza in atto. Alcune misure sono state poi adottate, sia per fronteggiare l’emergenza, sia per una visione più a lungo termine: in quest’ottica, la migrazione è un fenomeno positivo, centrale per superare il calo demografico dei Paesi membri. Anche su questo la Commissione Europa è impegnata, per promuovere l’accettazione pacifica delle migrazioni nella nostra società.
Siamo pronti dunque a fare rete, sperando di contribuire al lavoro degli Stati Membri e delle autorità territoriali. Molto ancora resta da fare: una migliore gestione dell’accoglienza e delle protezioni internazionali, attraverso sistemi di asilo più efficaci; migliore gestione delle frontiere; una più equa distribuzione dei fondi, secondo i bisogni reali degli Stati membri, in base all’effettiva presenza dei richiedenti asilo’
