

Approfondimenti
Valutazione Generale dei Risultati
di Gianpietro Losapio

Il progetto Com.In. è cominciato nel 2011, è passato attraverso due edizioni e si consolida con questa terza edizione. Tre le parole chiave: conoscenza, competenza, impatto sulla governance. Su questi tre assi, abbiamo cercato di costruire un’azione integrata di capacity building, a servizio delle politiche comunitarie, nazionali, regionali e locali.
Quest’ultima edizione ha recepito gli obiettivi del piano nazionale d’integrazione dei titolari di protezione internazionale: promuovere la convivenza con i cittadini italiani, sviluppare e sostenere l’autonomia personale, ottimizzare le risorse a disposizione.
L’esito del progetto è tutto in questi numeri. Sono stati realizzati 96 incontri informativi, 7 seminari regionali e 10 workshop interregionali, per un totale complessivo di oltre 600 ore di formazione. Hanno partecipato 260 istituzioni, organizzati in 19 gruppi di lavoro costituiti, animati da 540 operatori pubblici e privati, in arrivo da 5 regioni e 18 territorio provinciali coinvolti.
Al termine dei lavori, le 5 regioni del sud hanno sottoscritto un protocollo d’intesa che intende realizzare uno spazio di cooperazione attivo anche oltre il termine temporale di progetto. Non solo. Le regioni hanno sviluppato un modello di osservatorio partecipato (O.R.S.I.) sul tema dell’integrazione, disponibile on line, grazie ad un portale dedicato. Sullo stesso portale on line è disponibile la prima mappatura scientifica del fenomeno e, soprattutto, la mappatura dei servizi a disposizione della popolazione migrante. Tale mappatura, potrà essere in seguito sviluppata e incrementata, anche perché gli enti aderenti potranno aggiornarla con nuovi servizi. Sarà inoltre possibile ottenere, sempre nello stesso servizio di mappatura, una valutazione sul gradimento dei servizi da parte della popolazione migrante.
Attraverso Com.In, abbiamo soprattutto proposto un modello, basato sulla partecipazione, sul presupposto che ogni forma di apprendimento avviene con gli operatori e dagli operatori, in una logica di corresponsabilità rispetto alla propria comunità di riferimento.
Molte ancora solo le sfide aperte. Occorre, da subito, coniugare la governance ordinaria, e non già quella emergenziale, con la gestione attiva dei flussi migratori. Per far questo, è necessario incoraggiare strumenti di sviluppo cooperativo per nuove competenze e nuove capacità diffuse, anche al fine di sostenere l’engagement degli operatori impegnati in prima linea. Il lavoro di networking, realizzato fino ad oggi, deve essere reso stabile, strutturale, anche al fine di mitigare il rischio di generare aspettative che potranno essere parzialmente o gravemente disattese. Su tutto, appare prioritario l’impegno per superare le situazioni di grave sfruttamento e specifiche vulnerabilità della popolazione straniera residente al Sud.
