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In Calabria verso i Piani
di azione locale.
In Campania
si potenzia la Rete,
oltre l’emergenza

Con 180 richieste di adesione ai Gruppi di Lavoro Locali (GdLL) pervenute in seguito alla Manifestazione di Interesse relativa alla partecipazione a Com.In. 3.0, la Regione Calabria è uno dei territori che ha risposto in maniera numericamente più rilevante alla proposta formativa e progettuale messa in campo. Per garantire la qualità del lavoro in aula senza penalizzare la partecipazione, si è reso dunque necessario un processo di selezione che – accogliendo non più di due rappresentanti per ente, ma lasciando comunque aperta la presenza a gruppi di ‘uditori’ – ha portato complessivamente a circa 150 la composizione dei gruppi d’aula.
Da Reggio Calabria a Catanzaro, da Cosenza a Crotone, durante le prime giornate di formazione partite a dicembre “abbiamo registrato grande attenzione e disponibilità a mettersi in gioco per essere protagonisti di processi di governance dei servizi di accoglienza e di integrazione dei migranti, con sempre più competenze. E con la forza che restituisce lo sviluppo di una Rete fluida, orientata a co-progettare”, sottolinea Renato Scordamaglia, coordinatore dell’équipe locale e del lavoro d’aula.
Piani di azione locale
Nei GdLL calabresi si registra in generale la prevalenza di organizzazioni del privato sociale, anche se con presenze strategicamente di rilievo fra i rappresentanti del settore pubblico (a Catanzaro, fra l’altro, partecipano l’Asp e il Comune; a Cosenza la Prefettura, l’Asp, i Comuni di Rende e Colosimi; a Reggio Calabria il Comune, l’Ufficio Scolastico Regionale; a Crotone la Provincia, il Comune, la Questura e alcuni comuni titolari di Spar, fra cui San Nicola dell’Alto e Carfizzi). Nei vari nodi locali, mette in evidenza Scordamaglia, “è emersa in modo rilevante l’esigenza di qualificare ulteriormente gli operatori sia dei servizi pubblici, sia del privato-sociale e il bisogno di sviluppare dove non c’è, e di potenziare dove c’è, una Rete in grado di affrontare con più efficacia, progettando insieme – pubblico e privato -, aspetti decisivi dei servizi per l’integrazione”.
A questo proposito, all’interno dei GdLL si opererà in modo specifico “per costruire, a partire dalle priorità indicate nel Piano Nazionale di Integrazione, Piani di Azione Locale funzionali allo sviluppo e al mantenimento delle Reti, da condividere con la Regione al termine di Com.In.3.0”. Il Piano di Azione Locale sarà dunque al centro dello sviluppo del lavoro d’aula e dovrà contenere “proposte per il rafforzamento dei servizi di mediazione interculturale rivolte agli interlocutori istituzionali, proposte di interventi per l’inclusione sociale da sviluppare sui territori, percorsi di formazione congiunta pubblico-privato”. Per metterlo a punto, spiega ancora Scordamaglia, i GdLL verranno divisi in sottogruppi “che potranno elaborare alcune sezioni del Piano, relative ai temi dell’inserimento lavorativo, della formazione linguistica, delle tutele dei minori, dell’accesso alla tutela sanitaria, all’alloggio e alla residenza, della comunicazione e sensibilizzazione delle comunità locali”.
Con il Foreign Corner la possibilità di sperimentare
E proprio per offrire la possibilità di una prima sperimentazione dell’attività di progettazione comune delle Reti dei GdLL di Com.In. 3.0, la Regione Calabria ha messo a disposizione dei quattro nodi locali (che corrispondono ai Comuni capofila dei distretti socioassistenziali), un finanziamento di circa 25mila euro ciascuno. Si tratta di risorse che derivano da un Accordo di Programma con il Ministero del Lavoro finalizzato a realizzare un Piano integrato di interventi per l’inserimento lavorativo e l’integrazione dei migranti. In questo contesto viene prevista la creazione di Foreign Corner per la mediazione culturale e l’accompagnamento degli immigrati nell’accesso alla rete dei servizi. Facendo interagire le due cose e puntando a un’integrazione virtuosa di risorse e obiettivi, la Regione Calabria ha fatto così in modo che la progettazione e la scelta della sede del Foreign Corner avvenga nel contesto del processo formativo e di cooperative learning dei GdLL di Com.In.3.0: saranno cioè questi ultimi a pensare tale Foreign Corner come primo risultato della Rete sviluppata o potenziata nell’ambito del progetto. Alla luce di alcuni criteri di fondo: la sede dovrà essere collocata presso servizi già raggiunti da un numero importante di cittadini stranieri, sarà il punto di riferimento di tutta la rete locale e avrà il compito in particolare di aprire un canale con i vari centri di prima e seconda accoglienza, con le comunità che accolgono i minori stranieri non accompagnati, per informazioni sulle procedure di accesso al lavoro e a forme di politiche attive.
In Campania
Anche la Regione Campania, capofila di Com.In. 3.0, ha scelto di procedere a Manifestazione di Interesse, con un riscontro importante in termini di richieste di adesione. Sono infatti poco meno di 150 i partecipanti ai quattro Gruppi di Lavoro Locali (Napoli, Salerno, Avellino-Benevento, Caserta) la cui formazione si è avviata a novembre. Nei GdLL del capoluogo campano, la rappresentanza del settore pubblico, delle istituzioni (Prefettura, Asl, Uffici di Piano, Regione) e del Terzo settore è piuttosto omogenea, a Salerno e Benevento un poco più sbilanciata sul pubblico (Asl, alcuni comuni, Questura, e, in sostanza, gli ambiti territoriali disegnati dalla legge 328), ad Avellino più sul privato-sociale, mentre nell’area di Caserta si è aperta un’interlocuzione con il Commissario Prefettizio di Castelvolturno per la condivisione della programmazione relativa ai servizi per l’integrazione dei migranti.
Clima operativo in tutti i nodi, dai quali emerge ancora una volta l’esigenza che settore pubblico e organizzazione del privato-sociale operino sempre di più in modo integrato per programmare e progettare, anche al di là della prima accoglienza (C.A.S.). Esigenza poi declinata a seconda delle caratteristiche specifiche dei territori: “A Napoli si va verso una progettazione di Rete del GdLL, da sviluppare nell’ambito della Provincia di Napoli e della Prefettura”, spiega Federica Dolente, coordinatrice dell’équipe locale e del lavoro d’aula. “A Salerno si punta alla ricostruzione e allo sviluppo di una Rete fra pubblico e privato-sociale con l’obiettivo di mettere a sistema progetti e fondi eventualmente disponibili. Nella zona di Avellino è molto percepita l’esigenza di connettersi con il sistema Sprar. In questo territorio – specifica Dolente – ci sono 53 Centri di Accoglienza Straordinaria, ma la richiesta che arriva dal gruppo d’aula è cominciare a operare nell’ambito di forme di accoglienza più articolate che vengono viste anche come opportunità di sviluppo del territorio”. In provincia di Avellino, ricorda Dolente “è il caso del Comune di Torrioni, inserito nel sistema di accoglienza Sprar, un piccolo paese (all’incirca 500 abitanti) in cui privato-sociale e Comune lavorano insieme a un’accoglienza complessiva che funziona”.
Il calendario delle giornate di formazione nelle cinque regioni partner su www.integrazione.org/news/
