

Focus
Non ghetti, ma villaggi. A cui servono
percorsi di integrazione sociale
Non solo mangiare e dormire, ma relazioni. Gli insediamenti
informali sono anche socialità. Da studiare per intervenire
al meglio, affiancando gli strumenti in campo, a partire dalla
legge 199

Il governo del fenomeno del lavoro “indecente” – cioè quel lavoro che, secondo una definizione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro è caratterizzato da lungo orario, bassi o bassissimi salari, assenza di tutele previdenziali, di rappresentanza sindacale e oggetto di intermediazione illegale di manodopera – gira intorno a tre fattori principali, animati da altrettante forze interne che ne determinano l’andamento e dunque la riproduzione in specifici contesti territoriali.
In primo luogo l’inefficacia, come nel Centro-Nord, dei servizi del lavoro e quindi, di fatto, l’affidamento dell’incontro tra domanda/offerta a soggetti terzi. L’inefficacia dei servizi del lavoro viene integrata dalla figura del caporale nella sua multiforme configurazione, in base al grado di decisionalità che hanno le maestranze alle sue ‘dipendenze’. Emergono a questo proposito i caporali-capisquadra, con una funzione di ‘primo tra pari’, e dunque di ascolto/decisionalità cooperante, e i caporali di ‘contro-squadre’, con funzione prettamente gerarchica, unica fonte decisionale e di subordinazione, assoggettamento/asservimento. Le ‘contro-squadre’, così definite poichè si oppongono in modo concorrenziale alle prime, fanno dello sfruttamento indecente la loro ragione di esistenza poiché prestano la loro opera a prezzi più bassi, che il caporale ritore sui braccianti ingaggiati.
Trasporti e alloggio
Il secondo fattore è relativo a trasporti carenti o assenti per connettere luoghi di lavoro e i luoghi di residenza o alloggiamento, e dunque alla copertura dei servizi da parte degli stessi caporali. Ciò incrementa la dipendenza dei lavoratori, giacchè senza mezzi di locomozione non è possibile effettuare alcuna attività lavorativa. L’assoggettamento ai caporali (della seconda specie) diventa inevitabile.
Infine c’è l’alloggio, che promuove o non promuove la stagionalità o residenzialità dei braccianti. Infatti, l’alloggio (e il suo confort/adeguatezza) deriva direttamente dall’ammontare del salario dei braccianti, in base alla loro posizione contrattuale che può essere di due tipi: con contratto standard e salario standard (anche se non mancano contratti viziati o addirittura finti); senza contratto con salario non standard oppure con salario indecente. Un’articolazione salariale che determina condizioni di vita e di lavoro differenziate: una adeguata, l’altra inadeguata.
Risulta evidente che gli insediamenti informali sono l’effetto delle condizioni di vulnerabilità delle componenti bracciantili di cui parliamo. La mobilità territoriale di una parte di braccianti – consistente, anche a livello interregionale e addirittura transnazionale – è alla lunga stressante, abbrutente e non facilmente praticabile. In una parola: la mobilità è usurante. La stanchezza e il desiderio di stanzialità spingono i braccianti a costruire case, sistemare case in rovina, occupare spazi per vivere ed è una pratica che diventa attrattiva per altri gruppi di braccianti e di migranti in cerca di lavoro.
Luoghi di appartenenza sociale
Alla lunga, questi sono insediamenti informali che diventano villaggi, non “ghetti”. Il ghetto incapsula, il villaggio è aperto, dunque libera, può essere abbandonato. Questi villaggi diventano, così, attrattivi di altri gruppi che si incorporano al nucleo originario, anche se il lavoro non c’è per tutti. Ma per tutti c’è la socialità, lo scambio relazionale: appartenenza sociale. Sono luoghi altamente socializzanti e producono rapporti e coesione sociale. Producono fabbisogni che vengono soddisfatti: non soltanto mangiare e dormire, ma anche comunicare, scambiare informazioni (dal paese di origine, ad esempio). Questi insediamenti, nei quali esiste anche un’economia di sussistenza fatta di baratto e piccoli scambi, sono villaggi poichè c’è umanità (anche se spesso all’esterno non si vede), anche se gli spazi sono segreganti e maleodoranti.
Tener conto della socialità
Gli interventi che si dovranno realizzare in questi luoghi devono dunque tener conto e rispettare questa socialità. Perchè non sono importanti solo gli aspetti economici, ma anche le relazioni sociali che si rafforzano ogni giorno vivendo in questi villaggi di fortuna. Dopo qualche anno non ci si aggrega più soltanto per trovare un lavoro, per avere un alloggio di fortuna, o soltanto per trovare e stare con vecchi amici o parenti, ma per tutte queste cose insieme. Dividere il lavoro, l’alloggio e la socialità sarebbe un grave errore. Sono dimensioni indivisibili, che se non stanno insieme possono determinare il fallimento di qualsiasi intervento istituzionale, pur se ispirato dalle più nobili intenzioni.
Occorre dunque studiare questi insediamenti, capire come sono stati costruiti e accumulare informazioni al riguardo in modo da individuare i problemi che li caratterizzano, circoscriverli adeguatamente e intervenire con intelligenza, attivando percorsi di integrazione sociale. Un approccio multidimensionale, da sviluppare con interventi specifici e da affiancare a ciò che fino a oggi è stato messo in campo. A partire dalla legge 199 del 2016, che è una buona legge, poichè non è soltanto contro il caporalato o contro il datore di lavoro disonesto, ma è mirata a contrastare il lavoro sfruttato, da chiunque sia posto in essere, da chiunque sia patrocinato. Il monitoraggio e la denuncia delle situazione irregolari sono affidate a una Cabina di regia nazionale che tende a costruire la “Rete del lavoro agricolo di qualità”. In questa prospettiva è preziosa l’esperienza della Regione Basilicata, poichè basata sull’azione di più attori istituzionali regionali e nazionali (e comunali e del terzo settore).
*Coordinatore Comitato Scientifico Com.In.3.0
“Integrare al sud: sfide e opportunità per le regioni meridionali”. Speciale 7/8 marzo 2018. Su www.integrazione.org l’evento per immagini: fotografie, interviste, rassegna stampa
