

Focus
Integrare risorse e interventi.
Gli indirizzi di Onu, Ue e Italia
Dai Global Compact delle Nazioni Unite al Piano europeo per
l’Integrazione dei Cittadini dei Paesi Terzi e al Piano italiano
per l’Integrazione dei titolari di protezione internazionale
di Nicoletta Purpura*

Il processo di integrazione presuppone una reciprocità, un ‘venirsi incontro’ nel segno del mutuo rispetto tra comunità ospitante e popolazione straniera che, se ben attuati, possono realmente essere la chiave di quel fenomeno delicato e complesso che prende il nome di migrazioni.
Il popolo dei migranti è costantemente in cammino, in qualunque parte del mondo si guardi, perchè la ricerca di una vita migliore è da sempre connaturata alle vicende dell’uomo. Nella propria Agenda internazionale, i 193 paesi membri dell’Onu hanno voluto sottolineare questo aspetto, avviando, nel quadro della Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, i processi negoziali in atto per l’adozione di due Global Compact: uno per i rifugiati e un altro per i cosiddetti “migranti economici”.
Aiutiamoli ad aiutare a casa loro
L’obiettivo è sostenere in modo adeguato e coordinato coloro che chiedono protezione internazionale ad altri paesi e accompagnare, con un approccio globale e multistakeholder, le migrazioni nel mondo, per renderle “sicure, ordinate e regolari”. Alla base, la constatazione che i migranti, qualunque siano i fattori che li spingono alla mobilità, operano a tutti gli effetti come agenti di co-sviluppo sia per i paesi di origine, sia per quelli di provenienza. I flussi commerciali che i migranti riescono spesso a generare alimentano un rapporto di complementarietà e di reciproca convenienza per le entrambe le economie. Le rimesse annue verso i paesi in via di sviluppo, se ben impiegate, potrebbero avere un impatto significativo per la crescita di quei territori. Lo slogan ambiguo “Aiutiamoli a casa loro” può essere espresso allora diversamente: “Aiutiamoli ad aiutare a casa loro”. I due Global Compact pongono poi una particolare attenzione alla riduzione delle vulnerabilità, soprattutto di donne e minori, e al fronteggiamento di fenomeni di grave sfruttamento visibilmente in crescita, come traffico di esseri umani, tratta e caporalato.
Valorizzare sinergie e complementarietà
Se gli Stati Uniti di Trump si sono ritirati dal Global Compact sulle Migrazioni, l’Ue ha raccolto la sfida, seppur con le note criticità interne, delineando, nel 2016, una strategia e un Piano specifico per sostenere le iniziative degli stati membri a favore dell’integrazione e fornire loro un quadro politico, operativo e finanziario di riferimento, pur nel rispetto della sovranità nazionale. Il Piano per l’Integrazione dei Cittadini dei Paesi Terzi offre ai paesi Ue un sostegno strutturale e finanziario, il coordinamento delle politiche, delle azioni e la complementarietà tra i fondi, il supporto allo scambio di buone pratiche sull’integrazione e un supporto finanziario maggiore nell’ambito del FAMI.
Anche l’Italia ha elaborato uno strumento specifico di policy che risponde a una logica di programmazione unitaria, ottimizzando le risorse economiche per evitare la duplicazione e superando le settorialità della programmazione degli interventi. Il Piano Nazionale Integrazione dei titolari di protezione internazionale, varato a settembre, intende promuovere quel “reciproco impegno” all’integrazione tra ‘ospitante’ e ‘ospitato’ di cui si è detto, e impiegare i fondi stanziati secondo una logica di unitarietà e complementarietà. Tutte le risorse saranno messe a sistema in base alle linee di intervento e alle specifiche esigenze dei territori che richiedono interventi mirati, talvolta emergenziali, come accade in alcune regioni del Sud Italia rispetto ai fenomeni del caporalato, dello sfruttamento lavorativo e della prostituzione.
La sfida importante, da qui al 2020, è valorizzare sinergie e complementarietà tra le politiche nazionali e gli interventi in materia di lavoro, inclusione sociale, istruzione e formazione condotti anche a valere su altri programmi dei fondi SIE che agiscono sui territori regionali, per giungere a una vera e propria governance dell’integrazione.
*Direttrice Istituto di formazione politica Pedro Arrupe di Palermo-Centro Studi Sociali; Osservatorio Regionale Migrazioni Sicilia
“Integrare al sud: sfide e opportunità per le regioni meridionali”. Speciale 7/8 marzo 2018. Su www.integrazione.org l’evento per immagini: fotografie, interviste, rassegna stampa
