

Approfondimenti
La formazione, fra metodo tradizionale, intervento partecipato e project work
Un’impostazione funzionale a innalzare i livelli qualitativi della governance dei servizi per le comunità straniere e avviare un circuito virtuoso di sostenibilità anche dopo la fine del progetto
di Vito Samà*

Il progetto Com.In.3.0, Competenze per l’integrazione, finanziato nell’ambito del FAMI 2014/2020, Obiettivo Capacity building, parte da un patrimonio maturato nella precedente edizione dell’intervento (Com.In.2.0) in termini di collaborazione interregionale e stakeholder locali. Già sulla carta, il nuovo progetto si rafforza con l’ampliamento della partnership istituzionale (ingresso della Regione Basilicata) e delle aree territoriali di interesse del progetto, che da dieci sono diventate diciotto. Ma è nella scelta strategica di diversificare l’azione portante dell’intervento, la formazione specialistica, che si caratterizza la principale sfida lanciata con Com.In.3.0 sul fronte del rafforzamento della capacità istituzionale e della governance dei servizi, obiettivi della Linea del Fondo.
Un modello a geometria variabile
Per sviluppare le connessioni tra enti pubblici e soggetti privati in ambito locale al fine di migliorare l’efficacia e l’efficienza del sistema di accoglienza e dei processi di integrazione in territori che subiscono la pressione dei flussi richiedenti protezione internazionale ma che allo stesso tempo stanno diventando il luogo in cui i migranti si stabiliscono e consolidano il proprio progetto migratorio, i partner hanno concordato in sede di pianificazione esecutiva di orientare il pacchetto formativo (trenta ore per ognuna delle diciotto sedi prescelte) in interventi partecipati, pur garantendo una parte più o meno ampia di formazione tradizionale a seconda del target dei destinatari e modellando la formazione a seconda delle specifiche esigenze territoriali. In sostanza, mentre per i gruppi costituiti presso le otto nuove sedi di progetto sarà erogata inizialmente una parte di formazione classica sulle principali aree disciplinari relative all’immigrazione (quadro normativo, politiche pubbliche di integrazione, rappresentazione del fenomeno e altro), nelle sedi che già hanno partecipato a Com.In.2.0 si cercherà di puntare sin dall’inizio a una gestione partecipata dell’azione, coniugandola con le altre due direttrici del progetto: le piattaforme regionali di monitoraggio e partecipazione e la pianificazione e realizzazione di project work.
Potenziamento della rete e sperimentazioni
In questo caso i Gruppi di Lavoro Locali (GdLL) – i destinatari delle diciotto azioni locali – saranno guidati a sviluppare in modo cooperativo la capacità di lettura e di analisi della situazione dei territori di appartenenza, a sperimentare e monitorare la rete locale di servizi sulla base della realtà esistente e di quanto previsto dalla vigente normativa in materia di servizi per l’integrazione. A titolo esemplificativo, in tali casi si partirà con l’analisi della normativa vigente in relazione ai diritti/doveri degli immigrati; si lavorerà sull’individuazione degli enti pubblici e dei servizi del territorio competenti alla soddisfazione dei diritti e realizzazione dei doveri e alla costruzione delle relative mappe; si creerà un collegamento diretto con i lavori degli Osservatorii, o altre forme di strutture di ricerca istituite nelle Regioni partner per l’analisi del fenomeno; si costruiranno ipotesi di rete e del loro funzionamento con l’individuazione di eventuali priorità per ogni territorio (project work). Oltre a rappresentare la risposta alle aspettative dei gruppi che hanno partecipato alla realizzazione di Com.In.2.0, un approccio di questo tipo alla formazione è parso il più funzionale per innalzare i livelli qualitativi della governance dei servizi per le comunità straniere e avviare un circuito virtuoso di sostenibilità anche nelle fasi successive alla conclusione del progetto.
*Unità Operativa Immigrazione Regione Calabria
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